Mons. Carbonaro si racconta: “In terra lucana grande umanità, la mia una Chiesa presidio sociale di valori”

Intervista a cura di Giovanni Gioioso

Il 2 febbraio padre Davide Carbonaro, 57 anni, siciliano di nascita ma romano d’adozione, succedendo a mons. Salvatore Ligorio per raggiunti limiti d’età, è stato nominato da Papa Francesco arcivescovo metropolita di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo. Il 18 maggio ha cominciato la sua missione pastorale in terra lucana con l’affidamento alla protettrice della Basilicata, la Vergine del sacro monte di Viggiano, prendendo possesso dell’arcidiocesi. Il 10 giugno è stato eletto presidente della Conferenza Episcopale della Basilicata.

Caritas è presente nelle situazioni emergenziali, ad esempio durante la pandemia o durante l’accoglienza dei profughi ucraini e nelle situazioni ordinarie sostenendo le famiglie in difficoltà con numerose attività e progetti che puntano a mitigare l’esclusione sociale. Cosa è per lei la Caritas?

“Prima di essere un gesto concreto l’aiuto verso il prossimo è un qualcosa che si prepara nel cuore, mettere insieme persone che intorno al Signore Gesù e al suo Vangelo riescono a capire nel senso più profondo cosa significa praticare il comandamento dell’amore. Da un punto di vista razionale spesso è difficile da comprendere, molte persone riescono a capire l’importanza di determinate azioni solo compiendole. Si ama compiendo dei gesti. Per me la Caritas è questo: non si può enunciare il comandamento dell’amore senza un gesto e non ci può essere il gesto senza coniugare il comandamento dell’amore”.

Lo Statuto della Caritas del 1972 prevede al primo articolo che l’Organismo Pastorale si occupa di raggiungere lo sviluppo integrale dell’uomo. Uno sviluppo che viene portato a compimento garantendo diritti, accesso alle cure e ai servizi. Una dignità a 360 gradi, senza sacche di emarginazione territoriali che ad oggi, come ieri, insistono tra Nord e Sud del Paese. In riferimento all’autonomia differenziata la posizione della Cei, che ha richiamato all’unità, non lascia spazio ad alcun dubbio. C’è il rischio di lasciare indietro cittadini e territori?

“L’autonomia può sicuramente manifestare delle ricchezze di un territorio ma è necessario collocare tali ricchezze che definirei risorse in comunione. E’ impensabile che ogni Regione, ogni territorio, autonomizzi senza per l’appunto guardare fuori al proprio territorio perchè la parola della Cei è chiara: si mette a rischio l’unità, il Paese cresce se unito. Noi questa garanzia la dobbiamo tutelare non solo da un punto di vista ideologico ma anche pratico, ci sono delle ricchezze che possono garantire la vita, la crescita, il futuro di un territorio ma devono essere messe in comunione. Sarebbe bello poter realizzare più che una autonomia differenziata, una autonomia di comunione”.

Cosa immaginava di trovare in Basilicata? E cosa ha trovato?

“Non ero mai stato a Potenza, nella Diocesi più alta d’Italia, e non conoscevo la Basilicata perchè non avevo mai avuto l’occasione di fare visita in questa splendida terra. Avevo una conoscenza dei suoi confini geografici essendo il cuore del Sud tra Puglia, Campania e Calabria. Sto imparando a conoscerla ed il mio giudizio è estremamente positivo. Sia per quanto concerne il territorio sia per il tessuto umano. Persone dignitose, resilienti, generose e dalla grande accoglienza. Penso siano queste le qualità che contraddistinguono il popolo lucano. Percepisco e noto una grande umanità dal centro alle periferie”

La Basilicata, come detto, è crocevia tra Puglia, Campania e Calabria. Una terra di mezzo a marcata infiltrazione mafiosa. Per la Dia il distretto di Potenza suscita seri allarmi e si colloca immediatamente dopo quelli tradizionalmente afflitti dalla storica presenza di cosche. Una criminalità organizzata spesso silente e ben mimetizzata nei tessuti sociali ed imprenditoriali, altre volte rumorosa e violenta. Don Peppe Diana sosteneva l’importanza di una Chiesa con le mani sporche, una Chiesa coraggiosa e di denuncia. Lei che identità di Chiesa vorrebbe ci fosse in un territorio così complesso?

“Prima di tutto è fondamentale una Chiesa che si metta al fianco, come diceva Don Puglisi e Don Diana. Una Chiesa che deve sottrarre i giovani alla malavita. Una Chiesa presidio sociale di valori, di esperienze, di coraggio. Una Chiesa che sappia educare e che deve esortare i preti a stare accanto alle persone. Io come Vescovo sto chiedendo questo: prendersi cura della gente e del territorio. Si tratta di un aspetto importantissimo, rinnovando una sorta di alleanza tra le giovani generazioni e le famiglie”.

Chi è Mons. Carbonaro tra hobby e passioni nel ‘dietro le quinte’?

“Una persona semplice che ama ascoltare la musica, io suono l’organo e in camera sono sempre sintonizzato su Radio 3 perchè mi piace ascoltare la musica classica. Sono un grande appassionato di arte, è per me un elemento fondamentale. Una passione ereditata dalla figura di mio padre che era un amante di libri e attraverso questi ho apprezzato anche la bellezza dell’arte. Passioni che coltivo nel poco tempo libero a disposizione. Non sono un grande sportivo ma amo molto camminare. A Roma facevo lunghe passeggiate sul lungo Tevere, qui devo in primis trovare il tempo e poi imparare a conoscere bene i luoghi. Vorrei ironicamente avvisare la comunità: comprerò una tuta e le scarpe da ginnastica, incontrerete il vostro Vescovo che va a fare attività. Oltre ai testi di teologia, mi dedico all’esegesi dei testi della Bibbia e del Vangelo in lingua originale per lavorare sull’origine delle scritture ma mi piace leggere per hobby anche qualche romanzo, di recente Carofiglio. Leggo quasi tutti i quotidiani e prediligo il Corriere della Sera. Infine, da quando sono diventato Vescovo, ho la rassegna stampa dei quotidiani locali e ogni tanto mi documento su qualche notizia della Sicilia per tenermi aggiornato sulle mie origini. Con Facebook ed Instagram penso di essere anche abbastanza ‘digital’ essendomi dedicato nella cura e gestione dei siti della parrocchia dalla quale provengo. Mi piace molto il mondo della comunicazione”.

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